PATATA TURCHESA
Area di Produzione
La montagna appenninica interna compresa nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Stagionalità
La pianta si semina da marzo a maggio e si raccoglie dalla fine dell’estate a ottobre
Il Presidio
I Produttori
Gino Carpente
L’Aquila, Via delle Nocelle 13
Tel. 347 9331664
gino.carpente@alice.it
Filiberto Cioti
Campli (Te), Via Paterno
Tel. 339 6276273
Marco Matergia
Barisciano (Aq), Via Provinciale, 145
Tel. 0862 89335 – 334 1041133
lucio.matergia@univaq.it
Filomena Moretti
Campotosto (Aq), Via Rio Fucino
tel. 0862 900227
Massimiliano Rosati
Amatrice (Ri), Fraz. Nommisci
Tel. 339 5613293
Emanuele Falerni
Barisciano (Aq), Via Paganica 6
Tel. 327 7864032
azienda.falerni@gmail.com
Alessandro Perotti
Amatrice (Ri), Fraz. S. Lorenzo
Tel. 0746 88078 – 334 9308582
info@agricolaperotti.it
Monica Del Vecchio
Teramo, Via D’Ortenzio
Tel. 392 9235147 – 347 7344186
Andrea Marsili
Torre de Passeri (Pe), Via della Resistenza 8
Tel. 085 8884010 – 340 2829348
andreamarsili80@hotmail.it
Elsa Romualdi
Rocca S. Maria (Te), Fraz. Belvedere 8
Tel. 0861 247862 – 388 1619958
elsa.romualdi.bifq@alice.it
Matteo Griguoli
Paganica (Aq), Via Arco dei Giusti
Tel. 338 7398037
griguolimatteo@yahoo.it
Nazareno Sacchi
Montereale (Aq), Colle Cavallari, Via Picente
Tel. 335 5325410
Gaspare Rendina
Accumoli (Ri), Via Salaria, Loc. San Pancrazio, 2
Tel. 333 6133358
rendina.eug@gmail.com
Colibrì
Di Oscar Costantini
Castellana (Te), Frazione Villafranca, 1
Tel. 346.1592396
o.costantinioscar@gmail.com
Il Convolvolo
di Francesco D’Anastasio
Villa Santa Lucia (Aq), Via della Madonna, 56
Tel. 339.5760035
baccablurelax@gmail.com
La Baracca
di Valerio Rotilio
L’Aquila, Strada Vicinale di Bazzano, 11/F
Tel. 329.0229008
valeriorotilio81@icloud.com
Tre Marie
di Aldo Venturi
L’Aquila, Via Cittaducale,17
Tel. 335.1599805
info@agricolatremarie.com
Francesco Germano Tassoni
Torricella Sicura (Te), Frazione Poggio Valle, 18
Tel. 338.7570025
info@francescotassoni.it
Daniele Giungi
Amatrice (Ri), Frazione Cornelle di Sopra
Tel. 331.4410344
danielegiugni18@gmail.com
Approfondimenti
La carestia del 1817 ne accelerò la diffusione, che si allargò anche alla fascia costiera e aumentò in maniera esponenziale nelle zone di altura; a questo si aggiunse la convenienza di una coltura che si sviluppa sotto terra, al riparo dalle devastazioni portate dalle guerre. Man mano l’esperienza in cucina nelle grandi corti fece sì che venisse utilizzata come base di piatti interessanti. I libri di ricette del primo 1800 rivelano l’attenzione della cultura “alta” per l’uso in cucina della patata, mentre il detto popolare abruzzese “la patane è mezze pane”, riassume in maniera molto interessante l’importanza che man mano assunse il tubero soprattutto per gli abitanti delle fasce montane comprese tra i1600-1700 metri di quota. Nei paesi come Barisciano, Assergi, e tutti gli altri dislocati sulle falde meridionali del Gran Sasso, la vocazione pataticola si fece man mano sempre più importante, tanto che modificò parzialmente l’urbanistica dei paesi. Furono scavati ambienti ipogei con porte lignee che dovevano servire per immagazzinare le patate raccolte, mentre nelle zone più isolate, la conservazione avveniva nei campi stessi; si scavava una grossa buca nel campo in cui si deponeva il raccolto, la si chiudeva con paglia, pula e terra per non permettere alla luce di entrare; in quel modo potevano arrivare a conservarsi anche fino alla primavera successiva. La Reale Società Economica Aquilana pubblicò nel 1817 un opuscolo dal titolo Istruzioni per la Coltivazione delle patate. Per uso della Provincia, che doveva servire da insegnamento per la coltivazione, la semina e l’utilizzo del tubero “è da poco tempo che in alcune case rurali, unendosi colla farina, se ne fanno de’ gnocchi, che riescono squisiti ed assai migliori di quelli fatti di sola farina di grano”. In Abruzzo le varietà colturali sono ancora diverse, e la patata turchesa, presto diventata uno di quei cibi indispensabili per le sue caratteristiche esterne e per quelle culinarie, ha subito rivelato qualità sorprendenti. Ovvero, forte percentuale di proprietà antiossidanti utilissime nella lotta contro i tumori ed un basso contenuto di liquidi rispetto alla media.
La storia della Patata Turchesa
Turca, turchesca o turchesa, proprio per evidenziare le sue origini esotiche, questa patata è entrata a far parte delle coltivazioni abruzzesi sin dal 1700. Il nome, infatti, ricorda il granoturco, ovvero un prodotto che arriva dal lontano Nuovo Mondo. Analogamente al mais, la patata diventa per l’Abruzzo e soprattutto per le zone del Gran Sasso, una ricchezza insostituibile e un’importante risorsa alimentare.
Poteva essere coltivata a quote notevoli (oltre i 1600 metri), di facile conservazione, si consumava in loco oppure si scambiava con altri prodotti di base. In alcuni centri abitati della montagna aquilana, nei secoli, sono stati impiegati ambienti sotterranei e grotte a ridosso degli agglomerati urbani proprio per conservare il prezioso tubero dopo la raccolta, e averlo a disposizione per tutto l’anno. La patata turchesa ha una buccia color viola intenso ricca di sostanze antiossidanti. Al suo interno, la pasta è di colore bianco candido, ha un basso contenuto in acqua, consistenza e granulosità medie. Caratteristiche che la rendono adatta a diversi usi e cotture. È riconoscibile, oltre che per l’inconfondibile colore esterno, la forma irregolare e bitorzoluta anche per i numerosi occhi profondamente incavati, segno genetico distintivo delle varietà antiche.
Anche i fiori sono particolari, grazie alle sfumature azzurrine dei petali e alla loro lunga persistenza sulla pianta, che se la stagione lo consente, può protrarsi fino a novembre. In condizioni favorevoli, la Turchesa è in grado di produrre anche il frutto, una sorta di piccolo pomodoro scuro contenente i semi. Questa antica coltura, un tempo diffusa nelle aree montane abruzzesi, negli ultimi decenni è stata gradualmente sostituita da cultivar più produttive, rischiando la completa estinzione.
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