LENTICCHIA DI SANTO STEFANO DI SESSANIO

Area di Produzione

Comune di Santo Stefano di Sessanio e alcune aree dei comuni limitrofi nel territorio della provincia de L’Aquila

Stagionalità

Si raccolgono nel mese di agosto. Si consumano essiccate, quindi sono disponibili tutto l’anno.

Il Presidio

Responsabile Slow Food

Nicola Splendiani
tel. 338 4016767

nicolasplendiani@gmail.com

 

Referente dei produttori

Ettore Ciarrocca, tel. 348 3309131

ettoreciarrocca@gmail.com

I produttori sono in prevalenza anziani e perlopiù coltivano un poco di lenticchie per il consumo famigliare. Le quantità ottenute sono limitate e diminuiscono ogni anno, il tutto aggravato dal proliferare sul mercato di false lenticchie di Santo Stefano di Sessanio, che avvilisce i produttori locali. Il presidio, che sposa un progetto avviato negli anni passati dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti, e dalla Regione Abruzzo, ha permesso di riunirli in un’associazione, per arrivare a un’etichettatura e a un controllo del raccolto, al fine di garantire il consumatore da eventuali frodi. Ma soprattutto lavora per aumentare le coltivazioni, per offrire un’opportunità di sviluppo e una possibilità per i giovani di rimanere su un territorio straordinario.

I Produttori

Ettore Ciarrocca

Santo Stefano di Sessanio (Aq), Piazza Municipio 12
Tel. 0862 28460 – 348 3309131 – 339 6338959
ettoreciarrocca@gmail.com

Rosa Ciarrocca

Santo Stefano di Sessanio (Aq), Via Benedetta 5
Tel. 0862 89679 – 335 6529016
lucacucchiella@gmail.com

 

Marco Matergia

Barisciano (Aq), Via Provinciale, 145
Tel. 0862 89335 – 331 2853075 – 334 1041133
lucio.matergia@univaq.it

Giulio Petronio

Castel del Monte (Aq), Piazzale del Lago, 2
Tel. 0862 938107 – 333 5814030
bioformaggi.gransasso@gmail.com

Dante Santavicca

Barisciano (Aq), Via Aldo Moro, 2
Tel. 0862 89420 – 347 6040425
stefanosantavicca@gmail.com

Sapori di Campagna

Ofena (Aq), Strada Provinciale delle Vigne, km 7,8
Tel. 0862 954253 – 347 6995264
www.saporidicampagna.com
info@saporidicampagna.com

Approfondimenti

Già 7000 anni fa, la lenticchia, Lens oculenta, era stata domesticata e quindi coltivata dall’uomo; con tutta probabilità, l’assunzione di cereali doveva essere correlata a quella di legumi utilizzati sotto forma di farina. Le fonti che si riferiscono a tale utilizzo provengono dalla zona sirio-palestinese, anche se non specificatamente alla Fenicia, e prime fra tutte sono i testi di Ugarit e la Bibbia. È ben nota la storia del piatto di lenticchie con il quale Esaù scambiò il proprio diritto alla primogenitura al fratello minore Giacobbe (Gn 25, 29-34), mentre nel libro di Samuele viene citato un guerriero di Davide che difende dai Filistei un campo pieno di lenticchie. Altri documenti risalenti al Medioevo e riguardanti questa volta il territorio abruzzese, di proprietà del Monastero di San Vincenzo al Volturno, che possedeva molti territori della zona aquilana, attestano che in quella zona venivano coltivati i legumi. Nel contratto di Tussio, Carapelle e Trita del 998, si fa riferimento ai legumi coltivati nella valle del Tirino, esplicitando l’importanza economica della coltivazione di tali prodotti tanto da essere sottoposti al canone livellario. Notizia più recente delle coltivazioni nella zona aquilana di ceci, fagioli, lenticchie e altre civaie (legumi in genere) si hanno negli scritti ottocenteschi di Quaranta (1885) e Bonanni (1888). Le lenticchie, cibo dei meno abbienti, insieme ai fagioli, venivano definiti la “carne dei poveri”, soprattutto per l’alto contenuto di proteine, che risulta essere il doppio su cento grammi, rispetto allo stesso quantitativo di carne. La coltivazione della lenticchia è ancora un elemento cardine dell’economia di piccoli borghi aquilani ed è per questo che è stata creata nel 2008 un’associazione per la tutela e la valorizzazione della lenticchia. Quella coltivata nella zona di Santo Stefano di Sessanio è piccola e di colore scuro striato, cresce su terreni brulli, e forse proprio questa difficoltà di sopravvivenza le permette di entrare nell’olimpo delle lenticchie più pregiate d’Italia. Per festeggiare il raccolto ogni anno e nella prima settimana di settembre, in onore del legume tanto pregiato, viene organizzata una sagra durante la quale è possibile degustare piatti tipici popolari, come la zuppa di lenticchia con crostini.

La storia della Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio

Con un diametro di pochi millimetri, globosa, saporita e con un colore marrone violaceo, la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio cresce oltre i 1000 metri di altitudine, solo sulle pendici del Gran Sasso, zona in cui le coltivazioni di legumi sono attestate in documenti monastici del 998.

L’habitat ideale, con inverni lunghi e rigidi e primavere brevi e molto fresche, permette alle piantine di maturare in tempi diversi, poiché, una volta sfalciate, se lasciate sul campo accumulate in piccoli covoni e poi ammassate sotto un telo, nutrono comunque i loro semi portandoli a maturazione.
Crescendo su terreni brulli e aridi, la lenticchia non ha bisogno di particolari cure, ma diventa un legume impegnativo nel momento della raccolta che si fa sempre a mano, anche perché i campi sono impervi e la meccanizzazione comporterebbe una perdita del 30-40% del raccolto. È un processo che si effettua ancora come 1000 anni fa ed è molto faticoso. Le lenticchie arrivano a maturazione in momenti diversi, questo perché le altitudini sono variabili, di solito tra il taglio e la battitura a volte trascorrono 15 giorni compresi tra la fine di luglio e la fine di agosto.

La lenticchia di Santo Stefano non è una lenticchia qualsiasi, ma un biotipo preciso selezionato per questi territori da tempo immemore. Proprio per le piccole dimensioni, 2-5 mm, questo tipo di lenticchia, non ha bisogno di essere messa in ammollo, è straordinariamente saporita e il modo migliore per apprezzarla è una zuppa. Basta coprirla con acqua, aggiungere spicchi d’aglio scamiciati, qualche foglia di alloro, sale, olio extra vergine di oliva, e portare ad ebollizione, a pentola chiusa.
Nelle lenticchie si evidenzia un basso contenuto di lipidi ed una discreta quantità e qualità di proteine.

Slow Food Abruzzo

Slow Food è una grande associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo. Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti.

I Presìdi Slow Food

I Presìdi Slow Food riuniscono e sostengono piccoli produttori custodi di grandi tradizioni gastronomiche a rischio di estinzione.

Contatti

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