PECORINO DI FARINDOLA

Area di Produzione

Arsita, Bisenti e Castelli (provincia di Teramo); Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Farindola, Montebello di Bertona, Penne e Villa Celiera (provincia di Pescara).

Stagionalità

Si produce tutto l’anno. 

Si produce tutto l’anno. La stagionatura minima prevista dal disciplinare del Presidio è di tre mesi.

Il Presidio

Responsabile Slow Food 

Sandro Rossi, tel. 360 314336

sandrorossi.pe@tiscali.it

Referente dei produttori

Pina Annalisa Marzola Tel 320 7833123

annalisa.marzola@libero.it

Con lo spopolamento dovuto alle grandi emigrazioni del dopoguerra, l’allevamento ovino e la produzione di pecorino diventarono sempre meno importanti fino alla quasi totale scomparsa della produzione avvenuta alla fine degli anni ’90, quando il pecorino di Farindola si era ridotto ormai a prodotto per autoconsumo. La continuità di produzione è stata garantita unicamente dal tramandarsi delle tradizioni di poche famiglie. Il Presidio ha salvaguardato e rilanciato la produzione di questo formaggio unico coinvolgendo sette produttori. Gli obiettivi primari del Presidio sono la promozione del formaggio, contestualmente alla valorizzazione del territorio, e il consolidamento della produzione. Un Consorzio riunisce i produttori e garantisce il rispetto del disciplinare.

I Produttori

Raffaele Astolfi

Penne (Pe), Contrada Colle Paglierone 2
Tel. 328.9350625
astolfi@pecorinodifarindola.net

 

Daniele D’Agostino

Penne (Pe), Contrada Colle Paglierone, 2
Tel. 329 6584204
dagdani@gmail.com

dagostino@pecorinofarindola.it

Ivana Di Marcantonio

Arsita (Te), Contrada Sant’Eusanio
Tel. 339.1425325
dimarcantonioivana@gmail.com

Mirko Marcella

Farindola (Pe), Contrada Case Bruciate
Tel. 333 5831335
mirko.marcella75@gmail.com

Cooperativ Masserie del Parco

Arsita (Te), Contrada Pantane, 1
Tel. 0861 1855863 – 366 2098950 – 328 2642395
masseriedelparco@libero.it

 

Farindola Agri

di Lorenzo Riccitelli§
arindola (Pe), Contrada San Quirico, 31
Tel. 320.7833123
farindolaagri@libero.it

 

Valle Mirabello

Di Federico Evangelista
Penne (Pe), Contrada Santa Maria Mirabello
Tel. 333.3665011

fede.eva91@hotmail.com

 

Gino Macrini

Montebello di Bertona (Pe), Contrada Campo Mirabello, 86
Tel. 346.0664898
lucamac17@gmail.com

 

Silvano Marchionne

Carpineto della Nora (Pe), Contrada Sotto S.P., 18
Tel. 339.7753541
patriziafidanza@virgilio.it

Pavone Pasquale

Montebello di Bertona (Pe), C.da Campo S. Maria 127
Tel. 339 3921220
satpasquale@gmail.com

 

Approfondimenti

L’unicità del pecorino di Farindola è dovuta a vari fattori tra i quali spiccano la genuinità del luogo di produzione e l’utilizzo del caglio del maiale, caso unico in Italia. Nel I secolo d. C, Farindola, arroccata a 500 metri di altitudine, con altri paesini limitrofi, “agri” di Pinna Vestinorum (Penne), centro vitale del popolo dei Vestini, era il luogo ideale in cui poter vivere. In quel tempo Roma era al massimo del suo splendore imperiale, i famosi cronisti romani si impegnavano a tramandare usi e i costumi e non mancavano opinioni di enogastronomia, Proprio il Caseus Vestinus, il pecorino che oggi conosciamo, è citato da Apicio in uno dei suoi scritti e lo vede utilizzato nella “salsa in tazza” da lui ideata, insieme a zenzero, coriandolo, pollo e aceto. “Se vuoi fare una frugale colazione senza carne, ecco per te una forma di formaggio delle greggi vestine”, ci dice Marziale mentre Plinio il Vecchio ne parla come uno dei più prelibati formaggi mai presentati sulla tavola dell’Imperatore e dei ricchi romani. È la storia che fornisce la testimonianza di quanto questo formaggio sia incomparabile fonte di sostentamento per i pastori e, allo stesso tempo, merce pregiata per gli scambi economici. Pecore e maiali godevano e godono tutt’oggi della grande varietà di piante ed erbe del posto, favorite da un clima particolare, con il mare che addolcisce la precoce primavera delle colline e mitiga i rigidi inverni. Ancora oggi l’agricoltura rappresenta l’elemento primario di sostentamento ma allo stesso tempo diminuisce il numero di giovani disposti a dedicarsi ai lavori di un tempo e la produzione stessa resta nelle mani dei più anziani che mantengono viva la tradizione, consapevoli della fortuna che posseggono. Fondamentali sono la pazienza, la costanza, la tradizione che si specchia anche nei gesti quotidiani: il segno di croce beneaugurante sulla pentola coperta, sull’impasto del pane, sulla groppa degli animali la mattina del 17 gennaio, il giorno di Sant’Antonio Abate, protettore del bestiame.

La storia del Pecorino di Farindola

Il Pecorino di Farindola è un formaggio originale perché preparato (caso unico in Italia e forse nel mondo) utilizzando il caglio di maiale, che gli conferisce aroma e sapori particolari. La lavorazione con il caglio suino ha origini molto antiche: di “formaggio dei Vestini” fatto con caglio di suino si parla già in epoca Romana. Farindola in passato era un paese popoloso, con un patrimonio ovino notevole grazie ai suoi pascoli pubblici molto estesi; il suo formaggio era oggetto di scambi sui mercati più importanti di Penne o Loreto Aprutino, dove era molto apprezzato.

Il pecorino di Farindola si produce ancora oggi in quantità limitatissime in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso, in gran parte all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La sua produzione è prerogativa esclusiva delle donne, che si tramandano la ricetta di generazione in generazione. Il latte è munto a mano da ovini allevati allo stato brado per buona parte dell’anno. La massa si ottiene cagliando il latte riscaldato a 35°C e rompendo la cagliata in piccoli grani delle dimensioni di un chicco di mais. Quindi viene estratta dalla caldaia e posta nelle fiscelle di vimini che disegnano sulla superficie le tipiche striature. Dopo la salatura a secco, che avviene entro 48 ore, le forme sono poste a stagionare in vecchie madie di legno, dove affinano da un minimo di 40 giorni fino a oltre un anno.

La crosta, che viene periodicamente unta con una miscela di olio extravergine di oliva e aceto, con il tempo diventa color zafferano o marroncino ed è striata per via dei cestini di giunco in cui è collocato nella fase di sgrondatura. La pasta è granulosa, giallo paglierino e leggermente umida anche quando il formaggio è molto stagionato: merito del caglio e della tecnica di produzione. L’umidità gli conferisce profumi leggermente muschiati (fungo, muffa nobile, legna secca). In bocca, una straordinaria pastosità e un grande equilibrio tra sensazioni piccanti e un buon sapore di latte ovino.

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